Finisce il primo quadrimestre ed ecco, come ogni anno, l’appuntamento con le schede di valutazione,…
Vuoto a perdere…o a rendere? Dipende da noi.
Tre consigli per la gestione della sofferenza
La perdita è l’assenza di qualcosa o qualcuno cui un tempo eravamo legati, attaccati.
La perdita è una conseguenza dell’amore con pari intensità e profondità con cui abbiamo amato.
Parlo non solo della perdita di una persona cara, ma delle consuete perdite quotidiane: la perdita di dignità dovuta al pregiudizio razziale o religioso, le molteplici umiliazioni subite dalle donne, la perdita di un lavoro, la perdita dei privilegi dell’infanzia, la perdita di un amore, la fiducia spezzata.
Parlo di quella sofferenza sotterranea, comune a tutti che provoca dolore, un dolore che spesso non si piange.
E’ il dolore rimandato delle cose che non vengono portate a termine, dei tradimenti, delle opportunità perdute, dell’ennesimo insulto, dei sospetti che non ti abbandonano: un dolore che rimbomba nel cuore e nella mente e genera inquietudine.
E’ tutto ciò che resta inconcluso, la guarigione non ancora intrapresa.
Il dolore cronico è una sofferenza persistente nel cuore: un dolore irrisolto per una perdita passata che si mescola con la quotidiana sofferenza interiore che nasce da desideri insoddisfatti, dalle ambizioni disattese, dalle sconfitte continue.
AMMORBIDIRE IL DOLORE NELLA MENTE E NEL CORPO
Noi tratteniamo rigidamente il nostro dolore nelle viscere. Sì, proprio lì immagazziniamo paura, delusione, rabbia, sensi di colpa. Se riuscissimo ad “ammorbidire” il nostro atteggiamento nei confronti delle sensazioni dolorose, queste inizieranno a sciogliersi realmente anche nel corpo, come dopo un pianto liberatorio. Si tratta di accogliere il dolore con dolcezza, con la consapevolezza di chi sa che non si può sciogliere ciò che non si riesce ad accettare.
COLTIVARE LA COM-PASSIONE
Cercare di aiutare e farsi aiutare dalle persone che abbiamo vicino a stare meglio, ci può aiutare a stabilire un nuovo ordine di idee e pensieri, per fare ed essere comunque, anche senza quel che ci manca. E’ la possibilità di cambiare un poco la prospettiva, e solamente con un Altro che mi mostra un nuovo scenario, posso aprire il cuore al nuovo, alla presenza di qualcosa che prima non c’era.
FARE PACE COL DOLORE STESSO
Ovvero il progressivo lasciare andare la sofferenza e svoltando l’angolo, dedicarsi al futuro. Il passato è parte di noi, sono le radici da cui attingiamo ogni giorno. Il passato sono le foglie della nostra vita che cadono e rivestono il nostro pavimento del cuore. Facciamo in modo che queste foglie possano diventare una base da cui ripartire per germogliare di nuovo e mostrare delle nuove foglie con un passato, ma soprattutto un grande futuro.
Bibliografia
S. Levine, Il dolore inascoltato, 2005
F. Shapiro, Lasciare il passato nel passato, 2012