Finisce il primo quadrimestre ed ecco, come ogni anno, l’appuntamento con le schede di valutazione,…
Parlare della separazione ai bambini
La famiglia è una istituzione misteriosa se si considera che è sempre esistita in tutte le società umane del presente e del passato, ma che può avere strutture molto diverse. I bambini sono inclini ad accettare ciò che trovano: per loro va bene la famiglia in cui nascono, purchè abbia alcune caratteristiche irrinunciabili:
– Affetto
– Rispetto dei tempi di sviluppo e di loro stessi come individui
– Disponibilità e responsabilità degli adulti
– Stabilità
– Sostegno nella crescita
– Autenticità nei rapporti
A traumatizzarli sono i cambiamenti improvvisi, le perdite delle figure di attaccamento, le liti ripetute e croniche, l’indifferenza, il caos educativo, l’assenza di linee di condotta, la solitudine, l’abbandono.
E’ proprio per questi motivi che i bambini a volere la separazione dei propri genitori sono pochi, ma ci sono. Ciò accade soltanto quanto le violenze e i litigi sono continui e loro sono abbastanza grandi da capire che non c’è altra via d’uscita. In tutti gli altri casi, i figli subiscono la scelta degli adulti.
Nei bambini c’è la paura latente di poter essere abbandonati, e la separazione rende reale e tangibile questa paura. Ma l’intensità dell’emozione varia però in rapporto alle azioni e reazioni degli adulti. E’ massima quando vi è una forte conflittualità, i genitori non comunicano ai figli la decisione, non li rassicurano sul fatto che continueranno a vedersi, danno l’impressione di non avere il controllo della situazione.
Quindi, uno dei compiti, dei doveri delle coppie che si separano è perciò quello di SPIEGARE CiO’ CHE STA AVVENENDO.
Il secondo compito di una coppia che si separa è QUELLO DI NON COINVOLGERE I FIGLI NELLE PROPRIE DIMANICHE SENTIMENTALI, cioè non strumentalizzarli per “vincere” sull’ex partner attraverso di loro.
E’ un diritto dei figli assorbire un cambiamento esistenziale che loro non ha ricercato senza grossi traumi e per questo servono PAROLE CHIARE E RASSICURANTI. Hanno bisogno di ritrovare al più presto la tranquillità e per questo serve anche saper tacere su particolari che possono turbarli o mettere in cattiva luce un papà o una mamma in cui si identificano o di cui hanno bisogno per essere rassicurati sulla loro identità di maschio o femmina. I figli che diventano i confidenti dei genitori devono reggere un carico troppo pesante per le loro spalle.
1° passo: comunicare la separazione
Il genitore che se ne va urlando, sbattendo la porta, per un bambino, è un genitore che non torna più. E non di rado i bambini si sentono colpevoli di ciò. Anche scomparire adducendo un viaggio, un impegno di lavoro, genera angosce e tormento: nella mente del bambino il genitore equivale ad essere morto, sente che non lo rivedrà mai più.
I bambini sono sensibili all’autenticità, vivono che non è verità quella che gli stiamo dicendo.
2° passo: chiarezza e brevità
Nel comunicare la notizia bisogna essere chiari ma e non dilungarsi: generalmente i bambini sono troppo scossi per poter sentire altre spiegazioni. Potrete tornare sull’argomento in seguito, rispondendo alle loro domande e chiarendo che non hanno alcuna colpa circa l’accaduto.
3° passo: Dare la notizia preferibilmente insieme
Questo elimina la possibilità che il bimbo pensi di poter fare qualcosa per convincere l’altro o per non credere realmente a ciò che gli state dicendo, cioè la possibilità che si senta responsabile. Se non è possibile, spiegare chiaramente al bambino che si tratta di una decisione presa insieme “io e la mamma abbiamo deciso….”.
4° passo: annunciare la decisone prima che venga messa in pratica
E’ bene parlarne insieme, senza perdere la calma, senza accusare, senza fornire dettagli inutili o angoscianti e consentendo ai figli di porre domande, di esprimere dispiacere e timori. I figli devono avere la sensazione che la situazione, sia pur spiacevole, è sotto controllo.
5° passo: sforzarsi di tenere separati i propri sentimenti da quelli dei figli
Non solo per tenerli fuori da dinamiche che non li riguardano, ma soprattutto perché se utilizzati come messaggeri/spie possono arrivare a dubitare delle proprie percezioni, confondersi e alla fine convincersi di essere loro la causa dei problemi della coppia. E man mano impareranno ad usare quelle stesse strategie di manipolazione che sono state utilizzate con loro.
Con i bambini più piccoli si può ricorrere al racconto, come ci suggerisce Anna O. Ferraris nel suo libro “Le domande dei bambini”. La questione è ambientata in tutt’altro scenario e i personaggi sono degli animali che catturano l’attenzione del bambino che viene indotto a identificarsi con loro perché vi trova aspetti della propria vicenda personale.
Sono momenti certamente difficili, ma non è questo a spaventare i bambini. La difficoltà spaventa noi adulti.
Credo fermamente sia meglio una verità breve e difficile che un lungo scorrere di bugie e silenzi. La differenza la fa la vostra autenticità, che fa sempre rima con responsabilità.