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internet regression1 - Parlando in Internet la gente regredisce. E' un fatto.

Parlando in Internet la gente regredisce. E’ un fatto.

 Nel 1996 Norman Holland, iniziava in questo modo il suo lavoro “Internet Regression”. Poi procedeva confermando la sua affermazione, con un’intrigante analisi psicoanalitica di ciò che egli considera i tre segni più importanti del comportamento regressivo nello spazio cibernetico:

  • gli insulti
  • le molestie sessuali
  • l’aumento della generosità

Vediamo insieme l’attualità di un libro scritto 30 anni fa, agli albori dell’era digitale.

Ciò che l’automobile, la barca, l’aereo, il fucile, fanno per il corpo, il computer lo fa per la mente. In questa pseudo-fisicità, gli uomini entrano facilmente nel gioco identitario del mio-è-più-grosso-del-tuo. Il mio cellulare, il mio pc, il mio schermo è più grosso o più veloce o più nuovo o più potente del tuo. In termini psicoanalitici e relazionali stiamo parlando di identità. Io sono più … di te. Io esisto, tu meno.

Nel contesto cibernetico allora, “l’insulto” è come un gestaccio fatto ad altri conducenti dall’interno dell’automobile. Il guidare è un’attività che mette in gioco la propria identità come usare il computer e chi guida identifica se stesso con la propria auto, sentendosi sicuro dentro il suo bozzolo d’acciaio come “il guidatore” del computer si sente sicuro dalla distanza e dall’anonimato.

Lo spazio cibernetico e la macchina che ci mette in contatto, il pc, rappresenta una rassicurante alternativa all’umano. In alcuni casi pare proprio una specie di genitore.

Infatti, il computer premia il buon comportamento del suo umano – il programma funziona, ma non punisce. La macchina non giudica colui che la usa in modo inadeguato. Piuttosto, scoperta la misera performance da parte del suo umano, il computer la ignora e aspetta pazientemente il prossimo input. Il computer è come un genitore che ha grandi speranze su di te e ricompensa i tuoi risultati anche se sono meno che ottimi. La macchina offre sempre ulteriori traguardi a cui mirare, e questi sono realistici e sta a te decidere se seguirli o meno. Se il computer è un genitore impegnativo, è anche molto permissivo.

E’ permissivo anche in un altro senso. E’ totalmente anonimo. Rivelandoci alle persone reali, ci si può fare del male, si può soffrire.. ma al computer si può dire qualsiasi cosa, perchè non ti giudica né ti critica.

La macchina porta via alcuni aspetti della comunicazione umana, ma ne aggiunge altri. Notoriamente il pc aggiunge quel particolare di mezza umanità con cui noi ci relazioniamo. Noi rimandiamo alle persone con cui parliamo in Internet sentimenti misti di utilità e di rabbia. La frustrazione emerge come insulto quando qualche disgraziato “neofita” chiede ancora una volta un FAQ (una domanda posta più frequentemente). Ma noi siamo propensi anche a fare delle cose utili per qualche anima bisognosa dall’altra parte del computer, come diffondere un appello, dare informazioni ai nostri concittadini, partecipare ad una raccolta alimentare, postare una ricetta per una deliziosa torta al formaggio.

Insulto e disponibilità verso l’altro dimostrano le emozioni ambivalenti che sentiamo verso il computer. E’ chiaro come l’anonimato e questa fusione con il pc, spieghino come mai ci sia così tanto sesso su Internet.

In breve, quando comunichiamo in Internet, noi costruiamo una relazione con altre persone che presupponiamo avere meno umanità della macchina, perché il rapporto è mediato proprio dalla macchina stessa. Questo è il modo in cui i tre segni della regressione in Internet entrano in gioco: i nostri sentimenti verso il computer come computer diventano i nostri sentimenti verso le persone alle quali inviamo l’e-mail o i messaggi di posta elettronica. Noi umani insultiamo le persone come se essi o esse fossero qualcosa di insensibile, una macchina che non può essere ferita. Noi umani molestiamo la macchina come se fosse una persona e potesse interagire con noi, offrendo sesso con compiacenza. Noi umani ci sentiamo aperti e generosi verso il computer perché il computer è aperto e generoso con noi.

Il risultato finale è la mancanza di inibizione. La gente esprime amore e aggressività ad un livello tale come non si permetterebbe mai di fare faccia a faccia.

Alla luce di queste intuitive considerazioni, mi chiedo come l’identità di un adolescente possa formarsi autentica e sicura  – se non accompagnato da un adulto (che come tale dovrebbe avere un’identità solida e formata) sia nel mondo reale che, soprattutto, in quello virtuale – in questa fitta rete di relazioni, significati e dinamiche, poco chiare anche a noi adulti, talvolta.

Vi invito a riflettere, e a non permettere che per i vostri figli ci sia solamente la realtà virtuale, perché non basta per crescere uomini e donne sapiens sapiens.

La dottoressa Francesca Rosa è Psicologa Clinica, Psicoterapeuta, Specialista per l’Età Evolutiva.
E’ iscritta alla sezione A dell’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia col n. 03/12623.
Si laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia con lode nel 2007 presso l’Università di Milano-Bicocca e successivamente prosegue la formazione clinica quadriennale nella Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente PSIBA, Milano.

Ha conseguito il master in valutazione, diagnosi, trattamento e prevenzione dei Disturbi dell’Apprendimento (DSA), presso l’Istituto di Psicologia Scolastica di Milano . La dottoressa Rosa ha l’abilitazione ad effettuare diagnosi certificate di DSA ed è la referente dell’equipe n. 59 inserita dall’ASST Settelaghi nell’elenco dei certificatori delle diagnosi di DSA, e ha effettuato consulenze presso l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) dell’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio – distaccamento di Fagnano Olona.
Esercita la libera professione a Gallarate, nel Centro Clinico Mandorlo Bianco, dove svolge attività di consultazione psicodiagnostica ed interventi di sostegno psicologico e psicoterapeutico rivolte a bambini ad adolescenti, coppie genitoriali e famiglie. Si occupa inoltre di psicoterapia per adulti e giovani adulti.
Presso le scuola dell’infanzia del territorio, in collaborazione con un pedagogista clinico, conduce laboratori ed incontri per insegnanti e genitori dei bambini dai 3 ai 6 anni sulle tematiche di interesse comune (il gioco, le lettura, la nanna, il momento della pappa, il passaggio scuola dell’infanzia-scuola primaria, l’inserimento alla scuola dell’infanzia, l’iperattività, i DSA, …).
La dottoressa Rosa ha, infine, conseguito la formazione completa (I e II livello) del metodo psicoterapeutico strutturato EMDR, che facilita il trattamento di psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici diretti o indiretti. Conduce, mensilmente, gruppi di sostegno per l’elaborazione del lutto.

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