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La noia come motore della passione:
come utilizzarla e perchè

Ovvero perché “la ciotola è utile perché è vuota” (componimento zen)

Cari genitori, fra qualche settimana i vostri bambini e ragazzi termineranno la scuola e inizierà per loro il tanto atteso periodo estivo e vacanziero. Vi vedo già preoccupati ed indaffarati per trovare loro attività, esperienze, campus sportivi, oratori estivi, ecc per tenerli impegnati.

Vi propongo una riflessione in controtendenza…  Buona lettura!

La noia è un SENTIMENTO dalla natura multiforme, con varie manifestazioni della stessa natura di ira, dolore, dispiacere.

Troviamo vari tipi di manifestazioni: la NOIA QUIETA e la NOIA IRREQUIETA: il fare a tutti i costi con eccitazione, agitazione, il frenetico passaggio da un’attività all’altra (IPERATTVISMO).

Abbiamo poi una NOIA SITUAZIONALE (contingente, legata ad uno specifico oggetto, ambiente, relazione. Se cambio oggetto, ambiente, relazione la noia se ne va) ed una NOIA ASITUAZIONALE che ostacola ogni esperienza di piacere che col tempo può diventare cronica. Di per sé nessun sentimento umano è patologico: Ira, dolore, dispiacere, noia…. Diventano patologici quando diventano il modo unico e principale di leggere la realtà e, soprattutto non permettono più di cogliere il SIGNIFICATO di quel sentimento, cosa in realtà nasconde.

Dobbiamo indagare cosa caratterizza uno specifico momento di noia.

Alcuni miti da sfatare…..

  • LA NOIA NON E’ APATIA. L’apatico non desidera più nulla, non attende più nulla. Non desidera perché niente arriverà o niente sarà come quello che un tempo desiderava, e di questo ne è CONSOLATO. L’annoiato invece continua a desiderare: nella noia sparisce l’oggetto del desiderio, non il desiderio. L’annoiato resta in uno stato tensivo, di inquietudine, di agonia, molto dispendioso a livello energetico, in attesa di quella cosa, quella situazione, quella persona che non arriva.
  • LA NOIA NON E’ UN VUOTO La noia è la conseguenza di una necessità di difesa. Se ci fosse davvero un vuoto, lo riempirei con qualcosa, ma io non ho questo qualcosa. Quindi questo vuoto non è un contenitore ma un CONTENUTO. E’ assenza di progettualità, di futuro. Ed è assenza anche di passato (ci sono i ricordi, che non voglio ricordare, perché mi inquietano, mi fanno ripensare agli oggetti che non ho).
  • LA NOIA E’ DENTRO DI NOI. Quasi sempre facciamo fatica a comprendere che questo contenuto vuoto è dentro di noi; per questo è più semplice pensare che il vuoto sia fuori di noi, è una consolazione per noi pensarlo. Quindi ci attiviamo per FARE, per fare in modo che da fuori arrivino cose che aggiustino, che riempiano. Ma il segreto è essere, non fare; svuotare e non riempire.

Quando si è piccoli è impossibile annoiarsi, perché se si segue la giornata di un bambino, ci si accorgerà che il ritmo al quale è sottoposto è incalzante. Dopo la mattinata scolastica, i bambini hanno la giornata carica di impegni: il catechismo, il corso di inglese, la piscina, il corso di pittura, il corso di recitazione, il corso di tennis, le ripetizioni, l’ora di musica. E, se si chiede ai genitori il perché di tanti corsi, molti risponderanno che nella società di oggi bisogna preparare i bambini a essere attivi e competitivi, ad avere prestazioni molto alte in tutti i campi, per poter avere successo nella vita. DEVE ESSERCI invece un tempo per essere tristi, pensierosi, annoiati, PERCHE’ SI CREI uno spazio per capire chi si è e che cosa si desidera!

 

Ma come funziona la noia? Il fenomeno non è stato ancora completamente spiegato, ma la scienza è sempre più convinta che la noia rappresenti uno stato creativamente fertile da cui il cervello ri-parte per trovare soluzioni originali. La noia è un momento di calma piatta soltanto apparente. Il nostro cervello riorganizza il materiale inconscio, a cui basta davvero poco per farsi notare dalla coscienza.

Così, quando si focalizza l’attenzione, si colgono nuove intuizioni. Assomiglia molto a quello che succede nella fase di incubazione del processo creativo. La noia è uno spazio dove possiamo entrare in contatto con noi stessi e con le nostre aspirazioni, perché la nostra mente riempie il vuoto con domande, idee e progetti.

E’ anche la situazione giusta per capire meglio cosa è davvero importante per noi.

Come fare?

  • Non incoraggiare all’azione (riempire) ma insegnare a stare. Quello che conta è avere una maggiore consapevolezza della noia. Non assilliamo/ci (finiremmo per entrare o far entrare in ansia) pensando di star sprecando tempo;
  • Aiutare e aiutarci ad abbandonare la pretesa che qualcosa/qualcuno ci aiuti, faccia e sia al posto nostro;
  • Non ci sono d’aiuto le nuove tecnologie, che anzi ci sottraggono le occasioni per annoiarci. Il pericolo maggiore è per i bambini, a cui viene tolta la possibilità di imparare a sognare ad occhi aperti, abilità fondamentale per sviluppare da adulti il proprio pensiero creativo;
  • Aiutare a guardarsi dentro e capire che SIGNIFICATO ha per noi questo momento di noia: cosa ci sta frenando togliendoci l’entusiasmo iniziale? Forse siamo preoccupati di fallire?

La prossima volta che ci annoieremo, non scrolliamo all’infinito la timeline di un social network.

Dalla noia può uscire un’intuizione originale, quindi viviamola come una transizione naturale verso la creatività.

Essere capaci di riempire intelligentemente le ore di ozio è l’ultimo prodotto della civiltà, e al giorno d’oggi pochissime persone hanno raggiunto questo livello.

(Bertrand Russell)

 

Dott.ssa Rosa

 

La dottoressa Francesca Rosa è Psicologa Clinica, Psicoterapeuta, Specialista per l’Età Evolutiva.
E’ iscritta alla sezione A dell’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia col n. 03/12623.
Si laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia con lode nel 2007 presso l’Università di Milano-Bicocca e successivamente prosegue la formazione clinica quadriennale nella Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente PSIBA, Milano.

Ha conseguito il master in valutazione, diagnosi, trattamento e prevenzione dei Disturbi dell’Apprendimento (DSA), presso l’Istituto di Psicologia Scolastica di Milano . La dottoressa Rosa ha l’abilitazione ad effettuare diagnosi certificate di DSA ed è la referente dell’equipe n. 59 inserita dall’ASST Settelaghi nell’elenco dei certificatori delle diagnosi di DSA, e ha effettuato consulenze presso l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) dell’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio – distaccamento di Fagnano Olona.
Esercita la libera professione a Gallarate, nel Centro Clinico Mandorlo Bianco, dove svolge attività di consultazione psicodiagnostica ed interventi di sostegno psicologico e psicoterapeutico rivolte a bambini ad adolescenti, coppie genitoriali e famiglie. Si occupa inoltre di psicoterapia per adulti e giovani adulti.
Presso le scuola dell’infanzia del territorio, in collaborazione con un pedagogista clinico, conduce laboratori ed incontri per insegnanti e genitori dei bambini dai 3 ai 6 anni sulle tematiche di interesse comune (il gioco, le lettura, la nanna, il momento della pappa, il passaggio scuola dell’infanzia-scuola primaria, l’inserimento alla scuola dell’infanzia, l’iperattività, i DSA, …).
La dottoressa Rosa ha, infine, conseguito la formazione completa (I e II livello) del metodo psicoterapeutico strutturato EMDR, che facilita il trattamento di psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici diretti o indiretti. Conduce, mensilmente, gruppi di sostegno per l’elaborazione del lutto.

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