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bullismo - Il bullismo: un fenomeno tra disagio e solitudine

Il bullismo: un fenomeno tra disagio e solitudine

Ieri, 7 febbraio, si è celebrata la prima giornata nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo.

Vogliamo, oggi,  proporvi una riflessione pragmatica sulle caratteristiche psicologiche di una delle più diffuse forme di oppressione del nostro tempo, sull’imposizione di una gerarchiaperpetrata spesso da un gruppo di persone verso un individuo più debole, che se continua nel tempo, si trasforma in una delle trappole più nere per l’autostima di un bambino e di un ragazzo (anzi, quasi più diffuso nel genere femminile).

Vorremmo sottolineare proprio due aspetti fondanti il fenomeno del bullismo, i quali sono anche la chiave per poterlo combattere:

–          La continuità nel tempo: uno scherzo, una presa in giro anche di cattivo gusto fra ragazzi, non è bullismo. Diventa bullismo se avviene tutti i giorni o se comunque acquista una certa regolarità e cadenza.

–          L’asimmetria relazionale: il bullo colpisce sempre un individuo emotivamente poco sicuro di sé, titubante, indifeso, scarsamente tendente alla ribellione fisica o verbale.

Riuscire a scovare e spezzare questi due aspetti, è il vero inizio del processo di controllo del fenomeno e della successiva risoluzione.

COME POSSIAMO FARE

1.non sottovalutiamo i “sintomi” e gli indicatori

I “sintomi” che ci avvisano che siamo di fronte ad un fenomeno di bullismo sono, in realtà, gli stessi di molte altre situazioni di difficoltà attraversate dai nostri figli. Quindi dobbiamo prestare ancora maggior attenzione!

La vittima potrebbe mostrare…

ü  Sintomi fisici: mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa soprattutto alla mattina prima di andare a scuola

ü  Sintomi psicologici: disturbi del sonno, incubi, attacchi d’ansia

ü  Problemi di concentrazione e apprendimento, calo del rendimento scolastico

ü  Riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche

ü  Svalutazione della propria identità, scarsa autostima

Potrebbero inoltre esserci degli indicatori più concreti, che dovrebbero insospettirci:

–          Torna da scuola con i vestiti sgualciti e con libri o oggetti rovinati

–          Ha lividi, ferite, tagli e graffi di cui non si può dare una spiegazione naturale

–          Non porta a casa compagni di classe/coetanei e raramente trascorre del tempo con loro

–          Non ha nessun amico per il tempo libero

–          Non viene invitato alle feste

–          È timoroso e riluttante nell’andare a scuola la mattina (ha scarso appetito, mal di stomaco, mal di testa)

–          Sceglie percorsi più lunghi per il tragitto scuola/casa

–          Dorme male e fa brutti sogni

–          Il rendimento scolastico e l’interesse per la scuola diminuiscono

–          Ha frequenti sbalzi di umore: sembra infelice, triste, depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira

–          Chiede o ruba denaro alla famiglia (per assecondare i bulli)

Il bullo, invece, potrebbe mostrarsi come un ragazzo o una ragazza che:

–          Prende in giro ripetutamente e in modo pesante

–          Rimprovera

–          Intimidisce

–          Minaccia

–          Tira calci, pugni e spinge

–          Danneggia cose

2. avere, come adulti di riferimento, una posizione chiara

Che si sia genitori di bulli e bolle, o di vittime, le indicazioni sono le medesime: essere esempi di autenticità e forza d’animo:

–          regole, elogi e sanzioni quando e dove servono, senza timore o paura di sbagliare;

–          aprire alla collaborazione scuola-famiglia, domandare ai docenti, informarsi e partecipare alla vita scolastica del proprio figlio;

–          Gestire le regole in maniera condivisa coi i figli e con la scuola, senza creare allarmismi ma mantenendo un dialogo e un pensiero produttivo

–          Aumentare, se carente, il coinvolgimento nella vita del figlio

–          Aiutare i ragazzi a sperimentare forme di collaborazione anche fuori da scuola, facendo loro intraprendere attività extra-scolastiche (sportive, di volontariato, scoutismo,…): ai bambini e ai ragazzi serve un contesto saldo di riferimento, come serve un argine al fiume per scorrere sereno;

–          Favorire momenti di socializzazione positiva

–          Lavorare verso l’autonomia del proprio figlio

–          Aiutare il proprio figlio a prendere consapevolezza dei suoi atteggiamenti

–          Invitare il proprio figlio a chiedere aiuto

3. informarsi ed informare

Leggere, comprendere e confrontarsi sono tre fondamentali passaggi per non cadere nelle trappola del bullismo, e l’unica strada per accorgersi e sconfiggerlo. Leggete con loro fino dalla scuola dell’infanzia, senza timore e riserve: farete del vostro bimbo o bimba un adulto libero.

Bibliografia per bambini in età prescolare

Non ci provare a prendermi in giro!,  di M. Moschini  (ed. Raffaello ragazzi, 2012)

Zumik,  di F. Flores   (ed. mammeonline, 2011)

Benno non ha mai paura,  T. Robberecht, P. Goossens   (ed. Kaba  2009)

Bibliografia per bambini in età scolare

Lo SmontaBulli,  di D. Mecenero  (ed. la spiga, 2012)

Un gol non ha colori,  di L Garlando  (ed. la spiga 2012)

Bullismo? No, grazie!,  di A. Cassol  (ed. Giraldi 2009)

La bambina bella e il bambino bullo,  di  V. Lamarque   (Ed. Enaudi, 2009)

Il sogno di Bilù,  di  R. Polverini  (Ed Kaba 2009)

Un bullo da sballo, di  M.D. Garavaglia (ed. San Paolo 2007)

Tito stordito,  di A. Lavatelli (ed. Giunti Junior 2007)

Filmografia/cartoni animati per bambini in età scolare

The Ant Bully – una vita da formica, Di John A. Davis, 2006

Dott.ssa Rosa Francesca

Dott.ssa Frasson Paola

La dottoressa Francesca Rosa è Psicologa Clinica, Psicoterapeuta, Specialista per l’Età Evolutiva.
E’ iscritta alla sezione A dell’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia col n. 03/12623.
Si laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia con lode nel 2007 presso l’Università di Milano-Bicocca e successivamente prosegue la formazione clinica quadriennale nella Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Istituto di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente PSIBA, Milano.

Ha conseguito il master in valutazione, diagnosi, trattamento e prevenzione dei Disturbi dell’Apprendimento (DSA), presso l’Istituto di Psicologia Scolastica di Milano . La dottoressa Rosa ha l’abilitazione ad effettuare diagnosi certificate di DSA ed è la referente dell’equipe n. 59 inserita dall’ASST Settelaghi nell’elenco dei certificatori delle diagnosi di DSA, e ha effettuato consulenze presso l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) dell’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio – distaccamento di Fagnano Olona.
Esercita la libera professione a Gallarate, nel Centro Clinico Mandorlo Bianco, dove svolge attività di consultazione psicodiagnostica ed interventi di sostegno psicologico e psicoterapeutico rivolte a bambini ad adolescenti, coppie genitoriali e famiglie. Si occupa inoltre di psicoterapia per adulti e giovani adulti.
Presso le scuola dell’infanzia del territorio, in collaborazione con un pedagogista clinico, conduce laboratori ed incontri per insegnanti e genitori dei bambini dai 3 ai 6 anni sulle tematiche di interesse comune (il gioco, le lettura, la nanna, il momento della pappa, il passaggio scuola dell’infanzia-scuola primaria, l’inserimento alla scuola dell’infanzia, l’iperattività, i DSA, …).
La dottoressa Rosa ha, infine, conseguito la formazione completa (I e II livello) del metodo psicoterapeutico strutturato EMDR, che facilita il trattamento di psicopatologie e problemi legati ad eventi traumatici diretti o indiretti. Conduce, mensilmente, gruppi di sostegno per l’elaborazione del lutto.

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